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      DICEMBRESi comincia sin da questo mese a fendere le terre, se vuol farsi un buon maggese.
      Si potano le viti. Più presto tal lavoro le farebbe perire in pochi anni, perchè la pianta, conservando ancora la sua vegetazione, favorita dalla felicità del nostro clima, metterebbe quei getti che dovrebbero spuntare alla fine di febbraio, i quali verrebbero a perire pei geli sopravvegnenti; potando più tardi, quel succo, che dovrebbe servire alla formazione dei nuovi getti e del frutto, scappa in lagrime dalla ferita. Il tempo opportuno per potar la vite si è quando la pianta ha naturalmente deposte le frondi ed acquistato aspetto legnoso, prima di dare indizio della nascente vegetazione.
      Si termina in questo mese la raccolta delle ulive.
      Si comincia a ripulire dal seccume gli ulivi, e ad ingrassarli negli anni nei quali lo esigono, con efficaci concimi e specialmente col pecorino. Si fa a tale scopo una opportuna buca al pedale senza danneggiare le barbe dell’albero, e vi si versa l’ingrasso ricoprendolo di terra. Regolarmente in ogni anno si zappa profondamente l’oliveto, perchè le acque d’inverno penetrino quanto più si può a saziare le radici della pianta, A seconda della posizione del terreno giova raccogliervi e trattenervi l’acqua per mezzo di una conca o di un ciglione.
      L’ortolano pianta i nuovi cardoni e zappa gli adulti.
      Si piantano pure le fragole e le carote.
      Il fiorista ha poco da praticare in questo mese; starà solamente attento a difendere dal freddo le piante delle regioni calde ed a mantenerle ben nette.


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Calendario dello agricoltore siciliano
di Niccolò Palmeri
Tipogr. Pensante Palermo
1883 pagine 189