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      «Ciò è stato dimostrato da varii botanici, e questo fatto ha ricevuto una perfetta illustrazione dalle luminose e raffinate ricerche del Presidente della Società reale.
      «Il fungo prestissimo si stende da un fusto all’altro, si fissa nelle cellule unite ai tubi comuni, e porta via e consuma il nutrimento che sarebbe stato appropriato al seme.
      «Nessun rimedio è stato scoperto finora su questa malattia; ma siccome il fungo cresce per la diffusione dei suoi semi, si deve aver gran cura che punto della paglia rugginosa sia portata nei conci che si adoperano per le biade, e se nei cesti più avanzati si vedesse della ruggine nei fusti delle biade, si dovrebbero togliere con diligenza e trattarli come l’erbacce.»
      Il solo rispetto dovuto a tanto scrittore può far mettere ad esame una opinione, appo me, più risibile che disputabile. Noi abbiamo avuto quest’anno la ruggine; la avemmo dieci o dodici anni fa; ed i nostri vecchi agricoltori si ricordavano allora di avere altre volte sofferto questa micidiale sciagura. Se questo male si comincia per seme, come il sig. Davy con tanta fidanza asserisce, quale meteora, qual vento, qual torma di uccelli recò per la prima volta tanta copia di semi e li sparse regolarmente per tutta l’Isola nostra? Come poi vennero meno istantaneamente? Come si perde questa malnata razza? Come torna poi a comparire? Onde avviene che sul campo stesso in cui l’agricoltore ha abbandonato al bestiame le biade rugginose ritragga l’anno appresso un’ubertosa raccolta? Come si farebbero eglino questi scrittori a spiegare il fenomeno che sempre osservasi, che in una stessa contrada, anzi in uno stesso podere, si veggono delle tenute esenti di ruggine circondate dai campi attaccati dal male?


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Calendario dello agricoltore siciliano
di Niccolò Palmeri
Tipogr. Pensante Palermo
1883 pagine 189

   





Presidente Società Isola