Questa terra adunque naturalmente ignea e corrosiva, combinata ad un succo guasto, dovrà struggere tutti gli organi della pianta e fermandosi sull’epidermide della stessa va a formare quelle forfore che guardate col microscopio hanno la forma di uno ammasso di funghi, come la hanno ugualmente le ulceri di certe malattie cutanee degli animali, che perciò i medici chiamano fungose. Ma il dir poi che questi funghi son delle piante viventi, il riguardarli come la causa e non come l’effetto del male, l’asserire che essi si propagano coi loro semi, son tutte ipotesi senza prova, asserzioni gratuite smentite dal fatto, mulini a vento pigliati per giganti.
Interrotte una volta le funzioni del meccanismo organico della vegetazione, la spiga, o non riceve più il nutrimento necessario, o ne riceve uno velenoso; onde la pianta perisce senza maturare, e secca la spiga mentre lo stelo è ancor verde; ove che, quando la biada giunge alla naturale maturità, i succhi si concentrano alla spiga, e questa si mantiene verde dopochè il culmo è già secco.
Se non bastassero i numerosi fatti onde Balsamo trasse la sua teoria, ciò che abbiamo qui osservato in quest’anno ne offrirebbe una pruova dimostrativa.
I mesi di marzo ed aprile furono asciuttissimi; in maggio tutte le biade mostrarono di voler perire: finalmente venne una copiosa pioggia a consolare i nostri agricoltori; più abbondante fu essa nei vicini territorii. Poche tenute sul confine meridionale di questo territorio, e propriamente in San Miceli, Santo Onofrio, e Donigarci non ebbero, nè questa pioggia, nè una che giorni prima era venuta dal lato di Palermo, e si era fermata giusto a quel punto.
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