Spezzato uno di questi rami, dove il rosso è più oscuro, e destramente scorticandolo con un coltelletto ben tagliante, vi si scuopre la corteccia inumidita e quasi polverizzata, ed una traccia di essa lungo il ramo stesso, per la quale si può andare a ritrovare un piccolo insetto dell’ordine degli apteri, e di cui ecco la descrizione.
Lunghezza di tre o quattro linee. Colore bianco diafano. Corpo diviso in tre parti, cioè capo globoso, alquanto schiacciato nella parte dinanti, e fornito di due grandi e di due piccole appendici mobili. Bocca rossastra all’estremità del capo. Parte media, o ventre, con sei piedi articolati. Estremità del corpo rotondata, che si allontana dal bianco, e si presenta più o meno nericcia nei varii individui.
In alcuni rami, e sopra punti secchi ed infraciditi, si osservano gli uovi biancastri del detto insetto, che tendono al giallo quando son vicini a schiudersi.
Questo insetto, che le più volte si osserva nei piccoli ramuscelli, s’incontra ben anco nel tronco e nelle radici. Nell’uliveto di Vinci mi è accaduto di vederne tutta ripiena una gran radice di oleastro.
Il volgo gli attribuisce la causa del male, ma non lascia però di aver conservato la tradizione e la credenza che una estraordinaria siccità ne favorisca lo sviluppo. E quindi essendosi da molti ricorso all’inaffiamento a porvi rimedio, ed alcun bene sperimentatone, in quello ne hanno vantato e cercata la guarigione. E certo negli anni e nei suoli troppo secchi esso non è senza utilità. Altri ha creduto di ritrovare nel concime la cura del morbo.
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Vinci
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