Noi ci faremo l’anno venturo un dovere di farci carico delle erudite ed utili osservazioni del signor Palmisano; non potendo in questo far altro per manco di tempo e di spazio.
X.
RISPOSTA ALLE OSSERVAZIONI FATTE DAL SIGNOR PALMISANO SUL CALENDARIO DEL 1820.(10)
L’anno scorso, mentre era di già compita la stampa del Calendario, il signor Giuseppe Palmisano da Termini ci fece giungere questo suo scritto. Non si potè allora far altro, che annunziarlo, e prometterne al pubblico per quest’anno un estratto. Eccoci ad adempire la nostra promessa.
Lo scritto è in forma di lettera, che scrive un nipote ad un zio da Termini, il 1 ottobre 1820. L’autore riflette sul bel principio che sarebbe stato più utile fregiare le nostre pratiche georgiche con delle erudizioni, modificando gli abusi, offerendo a’ sicoli villici dotte teorie dell’utile agraria. Noi andiamo volentieri di accordo seco lui che un lavoro su quel piano sarebbe stato più utile; ma in questo caso avremmo fatto un’opera di agricoltura, e non un Calendario, e noi abbiamo preteso fare un Calendario, non un’opera di agricoltura. Con tale intendimento ci siamo limitati a notare storicamente tutti quei lavori, che per d’ordinario si fanno in ogni mese, senza tener conto delle varietà che nascono dalle particolari e straordinarie circostanze, e senza esaminare se ciò che si fa, sia bene, o mal fatto. L’autore percorre quindi tutto il Calendario (che spesso chiama Giornale) e vien suggerendo tutto ciò, ch’egli crede, che avrebbe dovuto dirsi.
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