Sopra un terreno irrigabile, lavorato almeno con tre arature, e ben ingrassato con concio animale nella quantità usata per il grano turco, se ne fa sul finir d’aprile la seminagione in solchi regolari, fatti con un leggiero aratro, e con un erpice costrutto colle differenze adatte al bisogno. La semente pria d’affidarsi alla terra sarà posta in mollo per dodici ore, ovvero sarà il campo antecedentemente irrigato. Un quintale e rotoli dodici di riso all’incirca è la quantità di seme necessaria per ogni salma legale di terra. Ricoperta la sementa sarà il terreno nuovamente inaffiato, ed essendo la pianta convenevolmente cresciuta, si estirperanno con diligenza l’erbe parassite facendo succedere a ognuno di questi lavori l’innaffio del campo. Se il bisogno l’esige, sarà l’irrigazione più frequentemente ripetuta. La mondatura dalle mal’erbe bisogna praticarsi almeno tre volte, coll’intervallo di tre settimane; e le altre si eseguiranno con la piccola zappa per la economia del tempo e della spesa. Dopo quattro mesi di vegetazione si matureranno le spighe, e se ne farà il raccolto. Il reddito di questa pianta in Italia, giusta gli esperimenti del cavaliere Rosa, è stato di 47 per uno, ed è da notare che non tutti i grani si son potuti staccare dalla spiga perchè immaturi, senza di che si sarebbe raddoppiato il prodotto; ed ove si volesse dar credito a quanto si rapporta nel Monitore di Parigi, secondo che si legge nel giornale di Napoli n. 249, gli esperimenti praticati in Francia presentano il risultato approssimativo di 650 per uno.
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