La necessità degli ingrassi in ogni ben’inteso sistema di campestre economia, e la penuria che tra noi se ne prova per difetto di una più estesa e più diligente pastorizia, e per la poca attenzione a raccoglierli, cui contribuisce ancora la distanza delle popolazioni, debbono eccitare tutto lo interesse de’ nostri agricoltori, ed indurli a far uso d’un ingrasso di tenue spesa, e facile a procurarsi, col quale accrescer si potrebbe la fecondità del suolo e l’abbondanza dei prodotti. La serie dell’esperienze fatte in Inghilterra, più diligente d’ogni altra nazione in tutto ciò che ha rapporto all’agricoltura, ha fatto indubitatamente conoscere che fra le sostanze prodotte della natura ed utilissime come ingrassi, deve annoverarsi particolarmente il sale. Così l’esperienza, che secondo Giorbert è l’unica al mondo che non sia schiava dell’opinione, ha dissipato non solo l’antico pregiudizio, che il sale possegga la proprietà di distruggere qualunque produzione vegetabile, ma ha dippiù contradetto quanto dallo stesso autore si è sostenuto in una sua memoria sugli ingrassi (17) benchè onorata del premio della R. Società Agraria di Torino, cioè che l’azione dei sali, è non solo inutile, ma necessariamente dannosa alla vegetazione. Una quantità immensa di sale potrebbe certamente sterilizzare il terreno, e far mancare interamente la vegetazione, ma ciò non sarebbe l’effetto della qualità di questa sostanza, quasi fosse da sè stessa nociva, ma bensì della quantità che si metterebbe in uso, potendo la troppo grande abbondanza degl’ingrassi, secondo il signor Kirnan, esser così nociva ai vegetabili, come la totale mancanza.
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