Li nostri migliori grani di Termini non possono sostenere il confronto dei duri di Tangarock; quei di Girgenti e Licata sono inferiori alli belli di Odessa; oltrechè le qualità tenere sono più avidamente ricercate delle dure, che in assai maggior quantità delle prime si coltivano in Sicilia. La preferenza quindi ed il maggior prezzo sarà a favore de’ grani esteri, e non de’ nostrali.
Finalmente quasi tutti i governi di Europa, per proteggere l’agricoltura nazionale, hanno o proibito o soggettato a forti dazii la immessione dei grani esteri, circostanza non esistente nell’antico sistema, ed oggi altro insuperabile ostacolo al facile scolo della eccedenza dei nostri prodotti sui nostri bisogni.
Da quanto abbiam premesso è facile quindi riconoscere che le circostanze son cambiate, che non si può più pretendere agli antichi vantaggi in fatto di granaglie, e che l’eccedente quantità di questi generi, dovendo necessariamente ristagnare in paese, per non poter vincere la concorrenza straniera, dovrà produrre ancora l’avvilimento nel genere istesso, annullare quasi il suo valor permutabile, e spargere i semi della miseria generale.
Il mezzo quindi più efficace ad impedire tra noi l’avvilimento e l’abbandono dell’agricoltura, appoggiata principalmente alla coltivazione dei cereali, pare che sia quello di minorarne la cultura, praticandola solo in que’ terreni ove queste piante largamente fruttificano, e variando il sistema agrario attuale, applicarsi alla coltivazione di altre piante che si reputano oggi dare più ricchi prodotti.
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