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      Si crede similmente una pecora atta a dare un eccellente agnello quella che ha il corpo grande, groppa rotonda, voluminose mammelle, lunghi capezzoli, gambe sottili, grossa coda, e fina lana.
      Tante minute diligenze, trattandosi di propagazione di razze, di cui vuol conservarsi la purità, sembrar non debbono superflue, dipendendo da esse, assai più che non si crede, il perfezionamento e la conservazione delle medesime. Un’altra diligenza necessaria si è quella di non destinare alla generazione gli arieti e le pecore prima dell’età di anni due, non essendo ancora in quel tempo, sì gli uni che le altre, vigorosi e robusti abbastanza per ben generare.
      Finalmente niente conduce tanto alla perfetta conservazione delle buone razze quanto la cura e l’attenzione nel mantenimento delle mandre, sia riparandole dalle inclemenze delle stagioni, sia provvedendole di sani e copiosi foraggi. Ora i pascoli naturali possibil non è che apprestino quelle tali qualità di piante pratensi che si desiderano, nè produrne possono comunemente tanta copia da mantener gran numero di animali. Senza dunque i prati artificiali, coi quali si ha il vantaggio di coltivare quelle piante che son più gradite e meglio nutriscono gli animali, e di averne inoltre tanta copia da mantener sopra una stessa estensione di terreno un numero assai maggiore di quelli che alimentar potrebbe un prato spontaneo, non potrà prosperare da noi questo ramo di pastorizia.
      Non appena però si sente parlar in Sicilia di prati artificiali, sia a secco, sia ad irrigazione, che vi si mostra una decisa ripugnanza; effetto d’inveterata abitudine, o di mal fondato pregiudizio.


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Calendario dello agricoltore siciliano
di Niccolò Palmeri
Tipogr. Pensante Palermo
1883 pagine 189

   





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