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      Si mette innanzi pria di tutto la considerabile spesa necessaria per i prati, la quale non vien compensata, a quel che si dice, dal profitto che se ne ricava. Certo che se si trattasse di sostener la spesa de’ prati per il mantenimento delle attuali razze, onde ricavar della lana in così poca quantità per ogni animale, e di un valor sì meschino come quella che al presente se ne ottiene in Sicilia, forse la ripugnanza che vi mostrano i proprietarii di mandre in questo paese potrebbe in parte esser ragionevole. Ma quando si tratta di produrre delle lane di un valore 5, 6 volte maggiore dell’attuale(21); di ricavarne da ogni animale una quantità tripla di quella che tra noi si ricava(22), e ciò oltre il valore della carne accresciuto in quantità ed in qualità(23); quando con la coltura artificiale dei foraggi si può mantener francamente tra il doppio ed il triplo di animali, che coll’erbe spontanee, sopra una stessa estensione di terra, ciò che in altri termini importa triplicare la rendita di una mandra sul piede di sopra(24), nessuno potrà metter più in dubbio la utilità, dirò anzi, la necessità de’ prati artificiali in una ben intesa economia campestre. La spesa per altro per quest’oggetto, nelle ben tenute fattorie, ove si suppone dover esservi de’ buoi da lavoro addetti a varii lavori d’agricoltura, ed inoltre le braccia necessarie, esser non dee così rilevante, come si declama, e come in effetto sarebbe in un economia tenuta senza la debita industria, e senza li corrispondenti capitali.


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Calendario dello agricoltore siciliano
di Niccolò Palmeri
Tipogr. Pensante Palermo
1883 pagine 189

   





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