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      La prima può calcolarsi di non dargli nè guadagno, nè perdita; nella seconda deve oggi impiegare un capitale di once quattro a salma per lo meno, di cui dovrà rifarsi col prodotto dell’ultima parte. Ma per avere questo, compreso il prezzo del frumento per semenza e le spese di coltura e raccolto, dovrà spendere un vent’once la salma, onde in tutto avrà impiegato un capitale di once 2400. Ne trarrà sette od al più ottocento salme di frumento, che nello stato attuale può valere 1400 o 1600 once, ogni anno adunque la sua perdita sarà da 800 a 1000 once. Potrà parere a taluno che un tal calcolo: nimis probat, ma coloro che conoscono lo stato, cui sono ridotti gli agricoltori siciliani, sanno che satis probat.
      Ben è vero che se un tal agricoltore facesse il suo maggese giusta i principii di sopra stabiliti, il suo prodotto sarebbe maggiore: ma allora il maggese costerebbe assai più, poichè prima di sopraccaricarsi d’acqua le terre, la prima aratura dovrebbe essere compita ed in conseguenza dovrebbe aversi il doppio di bovi e di bifolchi per seminare contemporaneamente, altrimenti verrebbe a perdersi il gran vantaggio dell’opportuna semente. Nel corso dell’anno cresce la necessità di avere aratri in gran numero, perchè dovendo arare solo quando l’atmosfera e la terra il permettono, deve farsi in una settimana quel lavorio che altri fa in un mese, oltrecchè prima della metà di giugno devono esser compite almeno quattro perfettissime arature. Ora un cotal maggese non può costar meno di 10 once la salma, onde per quanto maggiore ne sia il prodotto, sempre più grave ne sarà la perdita dell’agricoltore.


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Calendario dello agricoltore siciliano
di Niccolò Palmeri
Tipogr. Pensante Palermo
1883 pagine 189