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      In due epoche ordinariamente si fa la raccolta del miele, la prima nell’aprile, che presso i nostri villici si chiama sagnari, e la seconda nel luglio, che dicesi tagghiari. Con maggior vantaggio però devesi questa raccolta eseguire, come da taluni con più ragione si pratica, nel maggio o giugno e nel settembre; giacchè in tali mesi trovansi ben ripieni di miele gli alveari, nè vi è pericolo che ne restino sprovvedute le api per lo inverno, rimanendo ancora di buon tempo due altri mesi. Ciò non ostante conviene dal novembre al marzo visitarle di tempo in tempo, ed apprestar loro del miele, o del vino cotto unito a qualche poco di semola.
      La raccolta del miele si esegua in giorno caldo e sereno, e verso il mezzogiorno, in cui la più parte delle api trovasi a pascolar per la campagna, ed evitando altresì nell’accostarsi agli alveari i gesti violenti ed i rumori. Coperto l’operatore di visiera, e provveduto di guanti procede a far del fumo innanzi l’alveare, che avrà trasportato a qualche distanza. Le api confuse si ritireranno mano mano in fondo dell’alveare, e restati liberi i favi, si staccano allora successivamente per mezzo di un coltello; rispettando quelli tra i medesimi, che contengono embrioni (puddu sic.) nelle loro cellette. Non si ritira che la metà presso a poco dei favi, e s’usa l’avvertenza di toglierli in una volta dalla parte anteriore dell’alveare, e nell’altra dalla parte posteriore. Le api che si troveranno ancora attaccate su’ favi, devonsi scacciare dolcemente con un fascetto di piume.


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Calendario dello agricoltore siciliano
di Niccolò Palmeri
Tipogr. Pensante Palermo
1883 pagine 189