Si collochi un pezzetto di carne avanti gli alveari, sulla quale essi accorrendo in folla, vengono uccisi percuotendoli con delle fascine.
A garentire gli alveari comuni, dai piccoli topi, che spesso forandoli vi s’introducono, non vi ha che la sola diligenza nel turare subito qualunque piccolo buco; mentre gli alveari costruiti di legname restano molto meno soggetti ai danni di cotali animali.
Grave danno cagiona ancora alle api la falsatignuola (campa sic.), insetto che comparisce dall’aprile a tutto ottobre. Allorchè sulla base degli alveari si osserva una grossa polvere nericcia è segno che sonvi già nei favi annidati i vermi della falsa-tignuola, i quali divorano la cera. Non può in tale circostanza altro praticarsi per liberarne le api, le quali in caso diverso abbandonerebbero gli alveari, che nettare i favi da quel pezzi già da tali vermi invasi. Più importante si è però il prevenir la deposizione delle uova di questi insetti, uccidendone le farfalle. Posto verso sera un lumicino in fondo ad un vaso, esse vi accorreranno in folla, e chiusane poi la imboccatura allorchè se ne osserveranno raccolte un buon numero, si condannano ivi a perire. Nel nuovo alveare, non essendovi che unica porta, ordinariamente custodita dalle api, è assai difficile, che le farfalle della falsa tignuola entrino a depositarvi le uova.
Per dar fine a questo articolo, a nostro credere utilissimo quantunque brevemente trattato, non si può tralasciare d’avvertire, che devonsi con particolare cura svellere dalla vicinanza delle api tutte le piante venefiche, fra le quali specialmente le euforbiacee, come il titimalo (unciamano o camarruneddu sic.
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