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      L’esperienza ha mostrato che gli alberi venuti da seme sono sempre più rigogliosi, reggono meglio alle ingiurie della stagione, vanno meno soggetti a malattie, si fanno più grandi, e fruttificano meglio.
      Tali vantaggi prevalgono certo all’apparente risparmio di tempo e di spesa, che s’otterrebbe dal moltiplicare gli alberi in altra guisa. E dico apparente, perchè spesso accade di perder tempo e più spesa; particolarmente ove vogliasi fare una gran piantagione. È difficile aver tutti insieme un gran numero di polloni, uovoli, margotte, ec., se si trovano a qualche distanza, molto ne costerà il trasporto, ed anche di più la piantagione, perchè assai gente deve impiegarsi ond’essa si eseguisca nel minor tempo possibile. Si aggiunga a ciò che con tali metodi molte delle nuove piante andrebbero a perire, e l’agricoltore sarebbe obbligato a fare in ogni anno una nuova piantagione. Onde al trar de’ conti gli alberi suoi gli costerebbero di più, fruttificherebbero più tardi, riuscirebbero meno buoni.
      E certo se tutte le altre cagioni mancassero, per cui tanto scarseggiano d’alberi le campagne di Sicilia, basterebbe il non essere fra noi in uso i semenzai per rendere pressochè impossibili l’estese piantagioni. E come mai un proprietario potrebbe vestire di bosco un monte, cingere di siepe viva un vasto podere, piantare un grande uliveto, e destinare ad altra maniera d’alberi un gran tenimento, con piantoni accattati di qua e di là?
      Ma, se dispendiosa e difficile è ogni altra maniera di moltiplicare gli alberi, poco cura e meno spesa vuolsi per fare un buon semenzajo.


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Calendario dello agricoltore siciliano
di Niccolò Palmeri
Tipogr. Pensante Palermo
1883 pagine 189

   





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