Basta destinare a ciò poche canne quadrate di terreno, il quale, lungi di dover essere di straordinaria feracità, deve anzi scegliersi un po’ inferiore a quello in cui gli alberi son destinati a stare. Per la pianissima ragione, che i nuovi piantoni, venuti rigogliosi nel suolo in cui son nati, se passano adulti in terreno più sterile, molti ne perirebbero, e quelli che resterebbero in vita avrebbero un lentissimo incremento. Ovechè, trovando al posticcio un suolo più ricco, verrebbero presto alberi grandi e vigorosi.
Indi appare come vadano errati coloro, i quali prescrivono di spargere a piene mani i migliori concimi nel suolo da destinarsi a semenzaio, di situarlo in sito riparato dai venti, di coprir con istuoje le nuove piantarelle, d’innaffiarlo con pioggia artificiale, ed altrettali cose, ridicole, o ineseguibili, le quali, oltre di essere contrarie alla ragione, lo sono anche di più all’economia; imperocchè, se uno semina mille ulive, ed una metà non vengano, avrà perdute cinquecento ulive, senza più: ma, se trapianta al posticcio mille ulivelli, bucati col berretto e il gabbano perchè non s’infreddino, più d’una metà al certo periranno, e l’agricoltore avrà perduta tutta la spesa fatta sin allora.
Errati del pari vanno coloro che propongono di segregare il seme dalla polpa delle frutta, e lavarlo prima di seminarlo. La natura non fa cosa alcuna inutile; quella polpa coll’infracidarsi accelera la germinazione della nuova pianta, e le somministra il nutrimento più acconcio nella sua infanzia.
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