In un vaso di mediocre grandezza due o tre vegetano senza impaccio; ma chi voglia alcuna pianta bella ed alta, dovrà guardarsi dal porre più di un piantone in un vaso.
Nel fitto della state, e in generale in ogni tempo di siccità, bisogna discretamente adacquarli; nell’inverno è ottimo esporli al debole raggio del sole; avvertendo però che troppa acqua li fa marcire e troppo sole seccare. Generalmente, la digitale, ama i luoghi ombrosi e freschi(26); per questo è che una gran quantità di piante si perdono nel gran caldo. Non è che in alcuni climi settentrionali ov’essa sta ad aria aperta senza averne del danno.
Chi poi volesse perenne la digitale non dovrà fare che tagliarne gli steli, quando salgono in fiore, e la pianta per questo mezzo durerà parecchi anni.
Queste pochissime cure si vogliono per la buona riuscita d’una pianta tanto avvenente e tanto utile insieme. Non è la novità che qui se ne intende mostrare, perchè essa si va oggi coltivando in più parti. È la considerazione di quelle medicinali virtù che in essa si chiudono che la rendono più pregevole, e che si ignorano da quei medesimi che la coltivano.
Risiedono queste principalmente nella foglia, la quale è amarognola, ma di un amaro tutto proprio suo. Raccogliesi nell’inverno quando la pianta si approssima all’infiorescenza; e si fa seccare al sole, o a un leggiero calor di fuoco. Tale essiccazione le fa perdere quattro quinti del peso, e mandare un odore assai disgustoso. Indi se ne forma la polvere, la decozione, la tintura, ecc.
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