Eppure, dopo la bella spinta avutane dalla introduzione dei merini nella greggia di S. M., nessuno si diede a seguirne l’esempio; e nessuno o pochi hanno messo a profitto i montoni che facilmente avrebbero potuto acquistarne per coprire le proprie pecore. — Crediamo noi dunque che una minuta istruzione sul governo di questi animali tornerebbe immatura all’epoca presente; e riuscirebbe soltanto di qualche interesse, quando la loro condizione divenisse di qualche conto ancor essa, quando la vecchia razza si verrà generalmente smettendo, e da per tutto si farà luogo alla nuova. Ma coteste mandre medesime, che i nostri proprietari durano a mantenere, e che costituiscono uno dei primi rami nella nostra, qualunque siasi, industria agraria, sono poi allevate alla meglio? Non hanno poi dei bisogni, a cui si trascuri di provvedere? Consideriamola un poco la condizione di questo infelice animale, ridotto oramai in istato da eccitare vera compassione; e toccando i sommi capi d’una materia sì vasta, cerchiamo, non già d’istruire i mandriani in tutto ciò che fa parte del loro mestiere, ma di additare, ora quelle nuove pratiche che si potrebbero con vantaggio sostituire alle vecchie, ora quelle attenzioni che il pecorajo potrebbe usare e non usa per l’esatto custodimento della sua greggia.
Vadasi dunque in uno di questi ovili destinati ad accogliere parecchie centinaia di pecore in tempo di notte: lasciando stare che la mandra allo spesso si adagia al dosso di un poggio, o di un fracido casolare, ove la notte la coglie, od ove torna più acconcio al guardiano.
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