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      — La loro volta è quella stessa del cielo; e rovescino pure le più terribili piogge, ciò nulla rileva; quello è l’asilo del gregge, là bisogna che pigli sonno. Quattro sfatte muraglie ne chiudono il recinto (e non sempre), per guardarlo, se pure è vero, dagli assalti dei lupi. Il che poco sarebbe, se il suolo ineguale, e zeppo di tante sporcizie, non fosse un fango eterno, che consuma la salute delle bestiuole, le quali perdon così buona parte della lana, o meglio direbbesi del pelo, onde vanno rivestite.
      Non istiamo già noi per coloro che amerebbero tenere al chiuso continuamente le pecore. Sa tutto il mondo che lasciarle a cielo libero, per una gran parte dell’anno, è loro, se non utile, nè anche menomamente dannoso. Ma tutti sanno ancora, o dovrebbero sapere, che sebbene esse paiano dalla natura fatte a non patire disagio da’ freddi più sottili; pure ricevono non picciolo danno dall’umido e dalle brinate: e che quando i loro velli s’insuppano d’acqua, il freddo le soprappiglia, e reprime l’ordinaria loro traspirazione, e lor procaccia delle malattie il più delle volte incurabili.
      Qui dunque si desidera che facciansi ricoverare dalle piogge smodate, ed anche con delle sole tettoie: ma in luogo a sufficienza spazioso, perchè non vi si trovino troppo fitte: in luogo al più che si possa eminente, perchè non vi respirino un aere guasto; e chiuso almeno da un lato con forte ed alto muro, perchè le bestie vi si riparino, quando il vento trasportando la pioggia rende inutile le sole tettoie, e perchè intanto si dia libero tragitto alle correnti dell’aria: si desidera finalmente che il suolo di questi ricoveri sia ben asciutto, e coverto di conveniente lettiera, la quale si rifaccia di tanto in tanto.


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Calendario dello agricoltore siciliano
di Niccolò Palmeri
Tipogr. Pensante Palermo
1883 pagine 189