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      Lo stabbiare è non solo proficuo nelle praterie, ma oltremodo pregiabile nelle terre da frumento: perchè la pecorina è preferibile ad ogni altro ingrasso, e lo stabbio è poi da preporsi alla pecorina dell’ovile; essendo l’orina e l’untume della lana più efficaci che il semplice sterco, per acconciare le terre. Infatti i terreni stabbiati si lascian distinguere a primo colpo, fra quelli concimati altrimenti, per la uguaglianza e la bellezza delle loro produzioni.
      Sarebbe perciò lodevolissimo far luogo a questa pratica anche fra noi, che risparmia la pena e la spesa del trasportare i letami, e tira direttamente a migliorare i prodotti della terra. Converrebbe usare la diligenza di dare due rivoltature al terreno prima di introdurvi la mandra, e rivoltarlo anche dopo, affinchè lo ingrasso non rimanga intieramente a fior di terra. L’estensione dell’agghiaccio e la durata dello stabbio siano in ragione della quantità delle bestie e dell’ingrasso che al campo fa di bisogno; dimodochè, concimato bene un pezzo di terreno, si passi immantinente in un altro, procurando che il fondo riceva da per tutto ugualmente la stessa quantità di ingrasso. È poi da avvertire che non si dia mano allo stabbio senza esser sicuri di avere una copiosa pastura, giacchè è quella l’epoca in cui le pecore manifestano il doppio dell’appetito ordinario.
      Ma per venire un po’ più da presso al mandriano, quello che segnatamente lo dee distinguere è la condotta che egli ha da tenere nella gravidanza e nel parto delle sue bestie.


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Calendario dello agricoltore siciliano
di Niccolò Palmeri
Tipogr. Pensante Palermo
1883 pagine 189