L’anima di Niccolò si aperse nuovamente a fidare sugli uomini e sugli eventi, e lo spinse fra quelle vicende. Certo non egli avvedeasi come, dirittamente operando, cooperavasi pure a quella occulta reazione, che una mano invisibile iva eccitando e piegava alle sue mire sinistre.
Pur, se nuovamente disingannato ritraeasi per poco dai politici eventi, animosamente sorgeva quando, rotta ogni ragion sociale, videsi una sacra convenzione infranta da chi più dovea rispettarla; e con animo pari al sapere invincibilmente mostrò come quella infrazione, violando ogni conosciuto diritto, fosse ugualmente fatale agli interessi politici delle due terre vicine (2).
Cinque anni e più correvamo dacch’ei nuovamente chiudeasi nell’antica sua solitudine, e nel 1826 vedeasi uscire alla luce in Palermo un Saggio sulle cause e sui rimedî delle angustie agrarie della Sicilia, di Niccolò Palmeri.
Le scienze economiche, apparite fra noi sin da quando la potestà feudale lentamente crollava ai monarchici attacchi, poco o nulla trovavansi essere progredite verso la fine del secolo XVIII. Invilire con ogni ingerenza governativa l’annona: premunirsi dalla penuria di quella con mezzi che riuscivano per lo più all’effetto contrario; erano le viste principali, e direi uniche, a che riduceasi il sistema dei nostri economisti. Nè i fatti offrivano aspetto migliore di quelle teoriche. Inceppato da ogni parte il commercio; oppressa l’agricoltura da fidecommessi e da vincoli feudali; le nostre pratiche agrarie irremovibili per inveterate usanze ereditarie; ignorati o non applicati i metodi novelli.
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