I Sicani pastori da prima, vennero poi imparando a coltivare la terra, acquistando le prime arti necessarie al viver civile, finchè lasciato gli antri e le foreste, si unirono in borgate, sotto il reggimento di un capo, che l’età posteriori dissero re; ma que’ re menavano a pascere le mandre e coltivavano la terra a sue mani; e quei regni si offerivano in cambio di un branco di buoi. E perchè l’uomo è naturalmente vago del maraviglioso, i naturali avvenimenti, nel tramandarsi di generazione in generazione, vennero alterandosi, finchè poi dai poeti furon del tutto contraffatti.
I bovi che pascevano nelle fertili pianure di Milazzo, esser doveano pingui più che altrove; quei campi son posti a solatìo; indi la favola dei bovi del Sole. Dafni forse vincea gli altri pastori nel suonare la buccina e lo zufolo; e perciò si è voluto farne l’inventore della poesia bucolica. Era ben naturale che que’ primi popoli ignorantissimi, sopraffatti dall’aspetto di un monte ignivomo, dalle tempeste e dai tuoni che spesso romoreggiano in quell’altezza, e dai terremoti frequenti in quei luoghi, avessero attribuito ciò a cagioni soprannaturali; e di leggieri fu creduta la favola, che i fabbri monocoli avessero nelle viscere di quel monte la fucina, in cui tempravano i fulmini di Giove.
Potè in quell’età o sorger nell’isola, o venire da oltramare alcun uomo di gran cuore, che represse la licenza di coloro, che menavano vita salvaggia e vivean di ruba; li ridusse in società; introdusse fra loro le civili consuetudini, i riti religiosi, l’uso dei bagni: ed Ercole fu detto, perchè tal nome allora si dava a que’ venturieri, che si segnalavano o per istraordinaria forza, o per ardite imprese; se ne fece un semideo, ed a buon dritto; chè nessuno meritò meglio degli uomini, di colui che li ridusse socievoli.
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