Questi commise al figlio la loro punizione; ed egli tanti ne mise a morte, che fu mestieri far venire una nuova colonia di Dorici ed altri Greci, per ripopolare la città.
Ciò non però di manco non sì tosto venne Trasideo signore anche d’Agrigento, per la morte del padre, mosse guerra a Gerone. Venuti i due eserciti alle mani, gli Agrigentini n’ebbero la peggio; ed i Siracusani non ebbero ragione di esser lieti della vittoria, tanta fu la perdita loro. Il feroce Trasideo perduta la battaglia, odiando i suoi quanto n’era odiato, fuggissi a Megara; ove, o si die’ da sè stesso la morte, o, come altri dice, fu dai Megaresi dannato a quel supplizio, di lui ben degno.
V. - Ma, fra quanti furono in quell’età al governo delle città siciliane, nessuno giunse alla gloria di Gelone, tiranno prima di Gela e poi di Siracusa. Nato costui di chiarissimo sangue in Gela, giunse a comandar le armi sotto Ippocrate, e s’era segnalato in tutte le costui imprese; tanto che al valore ed alla capacità di lui si attribuivano le vittorie di quel tiranno. Un generale vittorioso giunge di leggieri al supremo potere nelle repubbliche, ove lo voglia. Gelone lo volle dopo la morte d’Ippocrate, nell’anno 2 della 72 Olimpiade (491 a. C.), messi in non cale i dritti de’ figliuoli dell’estinto tiranno, che da prima avea fatto le viste di sostenere.
Era allora Gela in tal floridezza, che, avendo avuto i Romani gran bisogno di frumento, aveano spediti due senatori in Sicilia a farne acquisto; ed era venuto loro fatto comprarne dagli altri tiranni a vil prezzo venticinquemila medinni (?). Gelone ne die’ loro in dono altrettanto; ed a sue spese fece trasportarlo in Roma.
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