Indi acquistò nome di generoso e magnanimo principe. E presto ebbe campo di far conoscere in più vasto teatro le grandi qualità sue.
Era in quei dì Siracusa scissa in due fazioni: l’una della marmaglia, che dei Cillirî si diceva; l’altra de’ patrizî, che de’ Gamori avea nome. Cacciati questi dai primi, s’erano ridotti in Casmena; e quindi richiesero di ajuto Gelone, il quale seco ne li menò, per indurre gli altri a riceverli. Tale era il nome di lui, che al solo suo avvicinarsi, tutto il popolo di Siracusa gli venne incontro; e, non che ricevere i Gamori, diede a lui il governo della città, nell’anno 1 della Olimpiade 74 (484 a. C.). Tenne indi in poi per sè Siracusa, lasciato al fratello Gerone la tirannide di Gela; dalla quale città trasse la metà degli abitanti ed in Siracusa li trasferì. Ed all’oggetto stesso d’ingrandire la città; distrusse la malsana Camarina, ed in Siracusa ne fece trasportare gli abitanti.
Megara ed Eubea gli mossero guerra. Ambe furono da lui sottomesse. I maggiorenti ebbero la cittadinanza di Siracusa, la geldra fu venduta agli stranieri; chè a quel valente principe, di popolo non di plebe era mestieri.
Mentre in Sicilia tali cose seguivano, la Grecia e la Persia si preparavano alla famosa guerra, che dovea dar luogo ad azioni memorande. D’ambe le parti si cercavano alleanze. Conosceva il persiano quale possente ajuto poteano i Greci avere dalla Sicilia; però per privarneli persuase i Cartaginesi ad attaccare l’isola con grandi forze.
Già da lung’ora agguatava Cartagine il destro di metter piede in Sicilia; e v’era stata stimolata da Anassila, tiranno di Messena, genero di Terillo già tiranno d’Imera; il quale, cacciato da Terone, era ito a cercare rifugio in Cartagine, ed univa le sue forze alle istigazioni del genero, per indurre quella repubblica a portar le armi in Sicilia.
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