Destinò il luogo della sua sepoltura in una possessione di sua moglie detta le nove torri. Il popolo tutto volle accompagnare il feretro sino a quel sito, ch’era dugento stadî (16) discosto. Ivi, a spese del pubblico, fu eretto un sontuoso monimento.
IX. - Tutto da lui diverso si mostrò Gerone. Sin dalle prime volle una guardia di mercenarî stranieri. Tale diffidenza bastava a produrre l’odio del popolo: egli, vi aggiunse più forti ragioni d’essere odiato. Siracusa fu inondata di delatori; i più nobili cittadini furono o messi a morte, o banditi; e i beni loro furono dal tiranno appropriati. Odiava il fratello Polizzelo, perchè era stato caro a Gelone; e lo era a’ Siracusani. Per disfarsene, gli diede il comando d’un esercito, ch’avea in animo di mandare in soccorso de’ Sibariti contro i Crotoniati, sulla speranza che dovesse restarvi morto o preso. Quegli non vi si lasciò cogliere e rifiutò il comando. Gerone ne venne in tanto cruccio, che Polizzelo, per sua sicurezza, ebbe a rifuggirsi in Agrigento presso Terone suo genero. Fu allora che Gerone, temendo non l’Agrigentino entrasse nell’impegno di sostenere il suocero per farselo amico, gli svelò la congiura degl’Imeresi. Per opera poi di Terone i due fratelli si riconciliarono.
Mosse Gerone guerra a Nasso ed a Catana; le sottomise; ne cacciò gli abitanti e le fece popolare da cinquemila Greci del Peloponneso ed altrettanti Siracusani. Volle che Catana, lasciato il nome, Etna quindi innanzi fosse detta; ed egli, che vantavasene fondatore, Etneo faceva chiamarsi.
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