Pure Gerone amava la gloria, ed agognava soprattutto alla gloria letteraria. Simonide, Pausania, Bacchilide, Eschilo, Epicarmo e più di ogni altro Pindaro a lui furono cari, Tre volte ottenne la palma ne’ giuochi olimpici, celebrato dalle tre odi di Pindaro. Trionfò degli Agrigentini, ed, unendo le sue galee a quelle de’ Cumani, purgò affatto il mare dei corsali tirreni. Finalmente, dopo undici anni di regno, si morì in Catana nell’anno 2 della 78 Olimpiade (467 a. C.).
Trasibulo, suo fratello, che gli successe, lo superò di gran lunga nelle cattive qualità, senza averne alcuna delle buone. Avaro, ingiusto, crudele, mosse i Siracusani alla rivolta. Per sostenersi accrebbe il numero de’ suoi mercenarî, e truppe fece venire da Catana. Diedero soccorso ai Siracusani Gela, Agrigento, Solunto, Imera e le città d’entro terra. Con tale ajuto venne loro fatto di cacciarlo finalmente da Siracusa. Rifuggitosi in Locri, vi menò il resto dei giorni suoi. La tirannide fu allora abolita in Siracusa. Una statua colossale fu eretta a Giove; e furono istituiti giuochi pubblici, da celebrarsi in avvenire negli anniversarî di un tale avvenimento; ed in questi giorni s’immolavano 459 tori. Fu allora che si coniarono quelle monete d’oro, d’argento e di rame, nelle quali è improntata da un lato la testa di Giove coll’epigrafe ZEYS ELEYTHERIOS (Giove liberatore), e nel rovescio un pegaso con una stella sotto e il motto SIRAKOSION.
CAPITOLO III.
I. Stato della Sicilia, cacciati i tiranni. - II. Deucezio.
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