Vi spedirono ambasciatore il celebre Gorgia, figlio di Carmantide, ch’era il più ornato oratore dei suoi tempi.
IV. - Se ambiziosa era Siracusa, Atene lo era anche di più. Resa del pari insolente per le ottenute vittorie, quella affettava il dominio di tutta la Sicilia, e questa follemente sperava di soggettare non che la Grecia tutta, la Sicilia. Però la richiesta dei Leontinî fu accolta come un bel destro di venire a capo del gran progetto, o per lo men d’impedire, che Siracusa non mandasse ajuti ai Lacedemoni. Malgrado il contrario parere di Pericle e la guerra con la metà della Grecia, l’eloquenza di Gorgia la vinse. Furono spedite in soccorso dei Leontini 20 galee, sotto il comando di Lachete e Careade nel primo anno della Olimpiade 88 (428 a. C.), che vennero a svernare in Reggio. Nella primavera dell’anno appresso, l’armata ateniese, rinforzata di dieci galee reggine, scontrò la siracusana: n’ebbe vittoria, ma vi perdè assai gente; e fra gli altri fu ucciso lo stesso Careade. Venne fatto a Lachete colle restanti forze espugnare Mile e avere di queto Messena. Tentò poi di assaltare il castello di Nisa (22), ove i Siracusani avean posto presidio. Ne fu respinto e con perdita. Passando dall’altro lato, diede il guasto ai campi d’Imera e a Lipara. Tornato in Reggio, vi trovò giunto Pitodoro, destinato comandante in sua vece.
Nell’estate del 3 anno dell’88 Olimpiade (426 a C.) i Siracusani occuparono Messena. Inanimiti da ciò vollero attaccare l’armata ateniese forte di diciotto galee.
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