E fin si dice che ne’ pubblici granai fu sopramposto ai grandi mucchi di frumento uno strato di monete, per far loro credere di esser quello, danaro ammonticchiato. Ed a tutto ciò si aggiunge il dare sessanta talenti per primo pagamento delle sessanta galee. Ingannati coloro, trassero in inganno i loro concittadini. Posto il partito, la guerra fu vinta; e furono scelti comandanti Alcibiade, lo stesso Nicia e Lamaco, prode capitano, ma tanto povero, che la repubblica ebbe a fargli le spese del vestito e fin de’ calzari.
Bollivano le menti a segno che per le case, pei ginnasî, pei trivî altro non si facea che delineare la figura della Sicilia, ed encomiarne i porti, le città, il suolo, la ricchezza. Assai cose accaddero, che la superstizione de’ tempi facea credere di sinistro augurio. Ciò non di manco gli animi non si raffreddavano. Mentre l’armata era già per partire, furono trovate mutilate tutte le statue di Mercurio. ch’erano avanti le case. Un tal sacrilegio fu apposto ad Alcibiade. Non si osò di arrestarlo, per tema de’ soldati e galeotti, che lo amavano; non si volle dichiararlo innocente, com’ei chiedea; gli si ordinò di partire, lasciando la cosa in pendente.
III. - Nell’anno secondo della 91 Olimpiade (415 a. C.) mosse l’armata ateniese. Si vedevano tutte le galee, coronate le prore, aggirarsi per lo Pireo. Le forbite armature, disposte con bell’ordine su per le antenne, riflettendo i raggi del sole, faceano come un incendio, che dall’onde emergea. Alte pire di legni odorosi ardevano lungo il lido.
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