Però questi spedirono Gilippo con forze di terra; quelli, navi e valenti capitani di mare. Dall’una e dall’altra parte si fece ogni sforzo per avere l’alleanza di Camerina; ma i Camerinesi stettero saldi nel mostrarsi neutrali, comechè di soppiatto ajutassero i Siracusani.
Sull’entrare della primavera dell’anno 2 della Olimpiade 91 (415 a. C.) Nicia venne fuori da Nasso; e, dato prima il guasto a’ campi di Megara, sottomessa Centuripe, saccheggiato il paese di Inessa e d’Ibla, si ridusse a Catana; ove trovò mandati da Atene trecento talenti, trenta arcieri a cavallo e dugento cinquanta cavalieri senza cavalli, di cui doveano provvedersi in Sicilia, che di bellissimi allora ne produceva.
I Siracusani aveano destinato settecento fanti di grave armatura, per difendere dal lato di Tiche l’accesso all’Epipoli, posto di grave momento, difeso quasi da tutti gli altri lati da scoscese rupi. Gli Ateniesi li prevennero. Sul far del giorno, preso terra fuori del porto, vi giunsero per la via dell’Eurialo, mentre i Siracusani ignoravano ancora lo sbarco. Corsero i settecento fanti per isloggiarneli; ma vi spesero invano la vita trecento d’essi, fra’ quali lo stesso Diomilo, che li comandava. In questo, Nicia, avuto quattrocento cavalieri da Egesta e dalle città amiche, comprati i cavalli pe’ dugento cinquanta Ateniesi, tenendosi abbastanza forte per difendersi dalla valorosa cavalleria siracusana, incominciò le operazioni dell’assedio. Un doppio muro cominciò a costruire dalla punta di Tiche al porto di Trogile, per cingere la città da quel lato.
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