Ricevè a Locri alquanti soldati tespiesi, colà portati dal Peloponneso. Di ritorno, venne a battaglia con venti navi nemiche; e malgrado il numero, solo una galea vi perdè, e rientrò in Siracusa.
Per prepararsi intanto i Siracusani ad una battaglia generale, prima che giungessero i nuovi ajuti da Atene, chiamarono gente dalle altre città che tutte, tranne Agrigento e poche città Sicole, erano già per loro. Un corpo di 2300 armati fu soprappreso dai Centuripini ed Agirini; 800 ne perirono, gli altri arrivarono. Da Camerina vennero 900 di grave armatura e 600 arcieri e frombolieri. Da Gela, cinque navi cariche di truppa, con quattrocento frombolieri e dugento cavalli, Aristone da Corinto riformò le navi siracusane, come i Corintî aveano fatto prima della battaglia di Naupatto, rendendone le prore più corte e più offendevoli.
VII. - L’armata siracusana venne fuori ad offrire la battaglia. Erano ottanta galee. Gli Ateniesi con settantacinque non la ricusarono. Quel giorno e il domane, ebbero luogo soltanto leggiere avvisaglie; nelle quali i Siracusani colarono a fondo una o due navi nemiche. Il terzo giorno, Aristone ordinò, prima di partire, che tutti i venditori di camangiari ne portassero al lido. L’armata attaccò il nemico, e, fatta una delle solite scaramuccie, si ritirò. I soldati trovati sul lido i viveri pronti, mangiarono, si rimbarcarono e tornarono ad attaccare la battaglia. Gli Ateniesi, ingannati dalla ritirata de’ Siracusani, erano scesi a terra, nè curavano di mangiare; però disordinati e digiuni ebbero a combattere.
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