IX. - Mentre gli Ateniesi si disponeano ad imbarcarsi, senza che i Siracusani ne avessero avuto lingua, accadde una ecclissi lunare. Erano, appo i Greci, infausti i giorni che seguivano gli ecclissi; per che fu differita la partenza ivi a ventisette giorni, secondo Tucidide e Plutarco, a tre secondo Diodoro. La sosta fu la loro rovina. I Siracusani, venuti in cognizione del loro disegno, vollero in tutti i conti impedire la partenza loro per mare, sicuri di prenderli tutti a man salva in terra. Però l’armata siracusana venne ad attaccare l’ateniese. Erano settantasei le galee siracusane. Agatarco comandava la destra, Pite da Corinto il centro, Sicano la sinistra. Eurimedonte comandava la dritta dell’armata ateniese, più numerosa della dritta siracusana, Menardo il centro, Eutidemo la sinistra. Cercò Eurimedonte di avvantaggiarsi del maggior numero dei suoi legni, per accerchiare i Siracusani, estendendo la sua linea fin verso il lido. I Siracusani, dato con impeto entro il centro nemico, lo ruppero, tagliarono la loro linea, e cominciarono a stringere la destra ateniese verso un seno di mare, che era in fondo del porto, e Bascone si diceva. Gilippo, visto dalla terra la perdita inevitabile di tutti quei legni nemici, corse con parte della sua gente verso quel lido, per impedire che coloro, che erano sulle galee, si salvassero in terra, e coloro di terra salvassero le galee, tirandole in secco. Quella banda fu attaccata impetuosamente da una mano di Etruschi. Disordinati, come correano, i Siracusani non poterono far fronte.
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