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      Nuove schiere vennero a sopraggiungere dal l’una e dall’altra parte. I Siracusani ebbero a ritirarsi con perdita. Ciò salvò in parte le galee strette a Bascone, delle quali solo diciotto vennero in potere dei Siracusani.
      Non avendo potuto distruggere interamente l’armata ateniese combattendo, Sicano, ammiraglio siracusano, le spinse contro un brulotto; invenzione sua, allora posta in uso per la prima volta. Venne fatto agli Ateniesi spegnerne il foco, prima d’accostarsi.
      X. - Rivolsero allora i Siracusani tutti gli sforzi loro ad impedire affatto l’uscita dei legni nemici. Costrussero nell’entrata del porto come un palancato; mettendo in fila, da Ortigia al Plemmirio, molte navi ferme sull’ancore legate fra esse con forti catene di ferro, sopra le quali era un tavolato, per istarvi i frombolieri e gli arcieri. Una fila di galee vi posero avanti per difenderlo. Poco mancava al compimento del lavoro, quando gli Ateniesi si accinsero a fare un ultimo sforzo, per aprirsi una via. Abbandonati tutti i posti, misero il miglior nerbo dei loro soldati sulle navi e vennero fuori. Nel primo impeto venne loro fatto di superare l’ostacolo delle galee, che guardavano il passo; e già aveano cominciato a tagliare il palancato quando accorse l’armata siracusana. forte di settantasei galee. Qui nacque non più vista battaglia. Gli Ateniesi, consci d’essere la vittoria l’unico scampo loro, inanimati dalle replicate aringhe dei comandanti, memori de’ passati trionfi, preferivano la morte allo scorno di restar presi in quel porto.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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