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      I Cartaginesi, preso d’assalto un castello dei Selinuntini presso la foce del fiume Mazzero, ch’era il loro emporio, cinsero la città ed avvicinarono gli arieti e le torri di legno foderate di ferro, che seco menate aveano. I Selinuntini non meno tracotanti de’ Siracusani, non avean curato di fortificare meglio la città. Pure il presente pericolo die’ loro insolito coraggio. Tutti i giovani atti all’armi salirono sulle mura, per combattere. I vecchi andavano attorno, per dirigere le loro operazioni e far loro cuore. Le donne avean cura dei feriti, e preparavano il cibo ai combattenti. I ragazzi venivan portando loro armi e mangiare.
      Una schiera di Campani volle segnalarsi penetrando in città per una parte, in cui il muro era mezzo diruto. Vi accorsero in folla i Selinuntini. Molti ne uccisero nell’attacco; e molti, nel ritirarsi fra le rovine del muro, restarono mal conci. La notte pose fine al combattere.
      Avevano i Selinuntini, sin dal primo arrivo dei Cartaginesi, chiesto ajuto a Siracusa, a Gela, ad Agrigento. Quella notte stessa, altri messi spedirono per affrettarli. I Geloi e gli Agrigentini aspettavano i Siracusani, per correre tutti in corpo. I Siracusani, che non avean saputo nè prevedere nè prevenire la straniera invasione, aveano mosso guerra ad alcune città calcidiche. Al primo sbarco de’ Cartaginesi, s’erano scossi dal letargo; s’erano pacificati; cercavano raggranellare truppe. Non era più tempo. In quell’età non erano eserciti stanziali; e forse ciò, più che la forma del governo, contribuiva alla floridezza de’ popoli.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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