Per meglio estendere il suo dominio nelle parti meridionali dell’isola, mandò una colonia ad edificare una nuova città, appo le sorgenti d’acqua termale, che Terme indi fu detta, Selinuntina, per distinguerla dall’altra dello stesso nome sul mar tirreno (26), sul cadere del 1 anno della 93 Olimpiade (408 a. C.).
V. - Raccolta intanto gente da Cartagine, dalla Numidia, dalla Mauritania, dall’Iberia, dall’isole Baleari e dall’Italia, ne fu formato un esercito, secondo Timeo, di centoventimila uomini, ma, al dir d’Eforo, di trecentomila. Fu scelto a comandante lo stesso Annibale; e per essere egli già grave d’anni, fu dato a compagno Imilcone, suo parente. Precessero quaranta galee. I Siracusani se ne avean posto ugual numero sulla spiaggia d’Erice. Come le navi cartaginesi s’accostavano al lido, vennero attaccate. Quindici ne furono colate a fondo, le altre col favor della notte camparono. Saputosi la disfatta in Cartagine, Annibale venne con cinquanta galee, per impedire le operazioni dell’armata siracusana. Il resto de’ legni affricani, facendo altra rotta vennero in Sicilia.
I Siracusani intanto avean chiesto ajuto dalle città d’Italia, e da Sparta; e lettere aveano scritto a tutte le città siciliane, per animare i popoli a pigliar le armi. Gli Agrigentini, che prevedeano d’esser contro loro dirette le forze de’ Cartaginesi, con ogni studio si prepararono alla difesa. Era allora Agrigento al sommo dell’opulenza. Lieta di un fertile contado, coperto in maggior parte di vigne ed olivi; per la fiorentissima agricoltura ne traeva vini, oglio, biade ed ogni maniera di produzione, delle quali avea largo e vantaggioso spaccio in Cartagine.
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