Attaccata la mischia, gli Affricani furono del tutto rotti. Seimila ne furono uccisi; gli altri fuggirono; e i Siciliani l’incalzarono in modo che non poterono tornare al loro campo, che fu occupato dai Siracusani; i quali non inseguirono più oltre i fuggitivi, per tema, che non accadesse loro la stessa sventura degli Imeresi, che furono assaliti e rotti, mentre si teneano vittoriosi.
Gli Agrigentini, che dall’alto delle mura videro lo scompiglio de’ Cartaginesi, argomentarono da ciò la loro rotta, e chiesero ad alte grida di sortire, per compiere la disfatta; ma i capitani loro, sia che si fossero lasciati corrompere da Imilcone come corse voce, sia, com’è più probabile, che avessero temuto, non i Cartaginesi, numerosissimi com’erano, mentre parte di essi avrebbe combattuto, gli altri, avvantaggiandosi d’essere la città vôta, vi fossero penetrati, si negarono. Molti de’ soldati Agrigentini coi loro capitani vennero al campo dei Siracusani ed altamente si dolsero di questi. Un Menete da Camarina, prefetto di quella città, maggiormente gli aizzò, sì che, senza ammetterli pure a discolpa, quattro ne furono lapidati. Fu solo perdonato ad Argeo, ch’era il quinto, per la giovanile età sua.
Visto intanto Dafneo d’esser pericoloso l’assaltare il campo de’ Cartaginesi per essere ben munito, lo assediò. La sua cavalleria spazzando sempre la campagna, impediva che vi giungessero viveri. L’armata facea lo stesso in mare. Stettero così inoperosi gli eserciti da otto mesi, senza che gli Agrigentini, o i Siracusani si fossero attentati d’assalire i Cartaginesi, o questi quelli.
| |
Affricani Siciliani Siracusani Imeresi Agrigentini Cartaginesi Imilcone Cartaginesi Agrigentini Siracusani Menete Camarina Argeo Dafneo Cartaginesi Agrigentini Siracusani Cartaginesi
|