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      Arconide intanto, che comandava gli Erbitani, conchiusa la pace con Dionigi, riunito alcuni di que’ cittadini, una turba di mercenarî ed altra gente raunaticcia, che fuggiva per timore della guerra, venne a fondare una città, un miglio discosto dal lido settentrionale dell’isola, che Alesa fu detta, e per distinguerla da altre di simil nome vi si aggiunse quello d’Arconidia (30).
      V. - In questo, Dionigi che, ingrandito già il suo dominio, covava in mente il pensiero di muover guerra a Cartagine, celando altamente i suoi disegni, veniva preparandovisi. E, perchè ebbe presente che gli Ateniesi, fattisi di leggieri padroni dell’Epipoli, aveano chiusa la città da ambi i lati con un muro, per non correre lo stesso rischio in ogni caso di futuro assedio, volle difenderne l’accesso dal lato dell’Eurialo; chè, dalla parte settentrionale, alte e scoscese rupi lo rendeano inaccessibile. Chiamati i più esperti architetti, fu disegnato un lungo e fortissimo muro, nel costruire il quale Dionigi mostrò non ordinaria potenza ed abilità. Scelse fra campagnuoli di Siracusa sessantamila liberi cittadini, ai quali affidò il lavoro. Altri faceano da picconieri, per trarre i massi dalla cava; gli scarpellini li affacciavano; seimila paia di buoi stavano a trainarli; ad ogni pletro, ch’era la sesta parte d’uno stadio, erano impiegati dugento muratori, sopra i quali stava un fabbriciere; e ad ogni stadio era un’architetto a vegliare per l’esatta esecuzione dell’opera. Lo stesso Dionigi, deposta la maestà del principe, stava tutto dì con parecchi amici a soprantendere al lavoro; incuorava gli uni; applaudiva gli altri; premiava i migliori; egli stesso mettea la mano a’ più aspri lavori.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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