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      Gli uni e gli altri chiesero pace a Dionigi, ch’era venuto fuori ad incontrarli; e perchè quella guerra lo distogliea dalle vaste sue imprese, non accadde lungo pregare per averla.
      Liberatosi da quel fastidio, pose l’animo Dionigi a fare ogni appresto per la guerra contro Cartagine. Chiamò i più esperti artieri delle città a lui soggette, dall’Italia, dalla Grecia; ed, invitandoli con larghe mercedi, n’ebbe in tal numero, che negli atri, tutto intorno de’ tempî, ne’ portici, lungo le piazze e fin nelle grandi case dei cittadini stavano artefici a lavorare armi d’ogni maniera, a posta delle diverse genti che doveano militare. I più illustri cittadini stavano sopra ciò. Egli stesso era sempre per tutto: sollecitava, prometteva. donava. Credesi inventata allora la catapulta, macchina micidiale per iscagliar da lontano dardi ed altre armi offensive in gran copia. Assai se ne fece e di varia grandezza. Oltre agli innumerevoli dardi più forti e più offendevoli del solito, furono costrutti cencinquanta mila scudi; pari numero di spade e d’elmi; e quattordici mila corazze di delicatissimo lavoro, che Dionigi destinò per gli ufficiali e pei mercenarî della sua guardia.
      Colla stessa attività preparava al tempo stesso l’armata. Gente in gran numero mandò all’Etna e ne’ boschi d’Italia a tagliar pini ed abeti. Pronti vi stavano i bovi per lo traino del legname alla spiaggia: pronte le barche per trasportarlo a Siracusa; pronti qui i carpentieri per lavorarlo. Però colla celerità stessa vennero fatte oltre a dugento nuove galee, delle quali molte a cinque ordini di remi, sul modello di quelle inventate da’ Corinti, oltre a centodieci prima costrutte, e cencinquanta delle vecchie che furono restaurate.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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