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      Per tener poi in secco e ben custodito tutto quel navile, fabbricò lungo il lido del porto censessanta grandi stanze, ognuna delle quali due galee potea contenere. Ponendo mente all’immensa spesa ed innumerevole gente impiegata in quell’armamento, parea, che tutti i capitali e tutto il popolo di Sicilia si fossero in Siracusa ridotti,
      Provveduto le navi, le armi e le macchine, cominciò Dionigi a raccorre i soldati. Non prima lo fece, per non gravarsi di spese. Scelse i migliori di Siracusa e dell’altre città a lui soggette. N’ebbe in gran numero dalla Grecia, e particolarmente da Sparta. Intanto con sagace intendimento si mostrava amico di tutte le città siciliane, onde tutte fossero per lui. E perchè Messena e Reggio prevaleano, trasse alla sua i Messenesi, con dar loro alcune terre finitime: e chiese una sposa ai Reggini, per esser egli già da più anni vedovo. Ma coloro, che non aveano potuto sgozzare la distruzione di Nasso e di Catana, si negarono; anzi dice Plutarco: aver eglino risposto ai suoi messi, esser solo la figlia del boja sposa da lui. La clamorosa vendetta, che poi Dionigi ne trasse, rende credibile la villania. Sul rifiuto dei Reggini, si diresse ai Locresi; e n’ebbe la Doride, figliuola di un Esseneto, distintissimo fra que’ cittadini. Al tempo stesso sposò la Siracusana Aristomaca, figliuola d’Ipparino, ch’era stato uno dei generali di Siracusa. Giunse la prima su d’una galea a cinque ordini di remi, di recente costrutta, splendente d’ornamenti d’oro e d’argento.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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