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      Dionigi promise loro di mandare Aristotile a Sparta, e rimettere ai cittadini di lui il giudizio dei delitti, che gli apponea. Assegnò poi ai gregarî la città e ’l contado di Leonzio, in isconto degli stipendî dovuti; di che, per l’ubertà del paese, furono lieti. Disfattosi così di costoro, per la sicurezza della sua persona e del suo stato, nuova gente assoldò.
      Al tempo stesso, per fare risorgere la distrutta Messena, vi mandò a stanziare mille Locresi, quattromila Medimnei e seicento Messenî, cacciati dagli Spartani dal Pelopponeso, da Zacinto e da Naupatto. Sparta s’ebbe a male, che quest’ultimi avessero avuto per loro stanza una città di gran nome. Dionigi, per non dare alla repubblica ragione di querela, diede a quegli esuli parte del territorio di Abacena, ove fabbricarono una nuova città, che Tindari dissero (35). Cessato allora il timore della guerra, que’ Siciliani, che per cansare la servitù erano iti qua e là tapinando, rimpatriarono: così la Sicilia venne ripopolandosi.
      I Reggini, in questo, ch’erano i più ostinati nemici di Dionigi, credettero, e forse ben s’apponeano, ch’egli avesse fatta risorgere Messena, per potere più facilmente portare le armi contro di loro. Però, chiamati in ajuto gli esuli siracusani, e quanti erano nemici del tiranno, sotto il comando del Siracusano Elori, vennero ad assediare Messena; ma i nuovi cittadini, uniti ai mercenarî di Dionigi, vennero fuori; li ruppero; corsero diviati ad assalire Mile, ove si erano rifuggiti i Nassî e i Catanesi, che Dionigi avea cacciati dalle città loro; e l’espugnarono.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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