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      Dionigi, picchiando il suolo col bastone, li numerava. Sommarono a diecimila e più. Mentre s’aspettavano di essere messi in ceppi, Dionigi diede loro libertà senza ricatto; e pace diede alle città della Magna Grecia, senz’altra condizione, che quella di staccarsi dall’alleanza co’ Reggini. In merito di tale azione fu presentato di una corona d’oro.
      Reggio, rimasta sola chiese pace anch’essa. L’ebbe ma a ben duro partito. Si vollero trecento talenti, cento statichi e tutta l’armata di settanta galee. Venuto poi Dionigi a Caulona, che a lui s’era resa, la spianò; ne diede il territorio ai Locresi; e ne trasferì a Siracusa gli abitanti, ai quali diede la cittadinanza e cinque anni d’immunità. Lo stesso fece l’anno appresso d’Ippona.
      La pace data a’ Reggini fu foriera dell’estrema loro sciaura. L’anno 1o dell’Olimpiade 98 (388 a. C.), venuto Dionigi a fermarsi con tutte le sue forze sullo stretto, come a tutt’altro inteso, cominciò a chiedere a quei cittadini viveri per tutta la sua gente, promettendo di pagarli fra poco. Pensava egli che per tal modo o avrebbe consumata la loro annona, se ne davano, e li avrebbe reso inabili a sostenere un lungo assedio; o, se si negavano, avrebbe avuto un pretesto di ricominciare la guerra. I Reggini da prima diedero vettovaglie in copia; ma quando videro che il tiranno menava in lungo senza ragione la sua dimora in quelle parti, venuti in sospetto dell’inganno, non vollero darne più oltre. Avuto allora Dionigi il destro che cercava, restituì gli ostaggi e si preparò all’assalto.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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