Avido di danaro per sostenere tante imprese, e poco scrupoloso de’ mezzi di averne, venuto fuori con sessanta galee, corse a saccheggiare, sulla spiaggia d’Etruria, un famoso tempio presso Agilla; dal quale trasse mille talenti. Accorsero gli Agillesi, per vendicare il sacrilegio, ma furono disperse dal tiranno; il quale altri cinquecento talenti trasse dalle loro spoglie e dal sacco dato a quel paese. Impiegò quel danaro a far preparamenti per la guerra, che volea muovere a Cartagine. Venne ribellando alcune delle città, alla repubblica soggette. Ne fu chiesta la restituzione; si negò. La guerra fu dichiarata.
V. - L’anno 2o dell’Olimpiade 99 (383 a. C.) Magone, che allora avea titolo di re, mosse da Cartagine con grande esercito; di cui mandò parte nella Magna Grecia, e parte seco menò in Sicilia, per attaccare da ambi i lati il tiranno siracusano. Anche costui mandò alcune schiere in Italia; ma tenne le più scelte e numerose sotto di sè. Dopo varie avvisaglie di lieve momento, venuti a campal battaglia i due eserciti, vi perdè la vita lo stesso Magone con diecimila de’ suoi, e cinquemila ne restarono prigionieri. Il resto del punico esercito chiese pace. Dionigi, gonfio della segnalata vittoria rispose: che avrebbe posate le armi, solo quando i Cartaginesi, cedutogli quanto possedeano in Sicilia, avessero sgombrato del tutto il paese. Risposero: essere pronti ad aderire, ma non averne facoltà; però proposero una sosta, per aver tempo di far sapere in Cartagine lo stato delle cose, ed ottenere da quel senato l’approvazione alla proposta pace.
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