E basta il discorso tenuto da Teodoro a mostrare quanto la parola era libera in tali adunanze.
Tali fatti ci fanno conghietturare, che il governo di Siracusa in quell’età non guari differiva da quello, ch’ebbe, sino a pochi anni or sono, l’Olanda. Il tiranno e lo statoder tramandavano l’autorità ai loro successori; entrambi spesso ne abusavano; nè meno gravi, nè meno frequenti erano gli abusi della schietta democrazia. Ned è da dubitare, che se Guglielmo e Maurizio d’Orange non fossero stati, l’Olanda sarebbe tornata al giogo di Filippo II; e senza Gelone e Dionigi, Cartagine avrebbe sottomessa del tutto la Sicilia. Ed ove si ponga mente alla moderna storia d’Olanda; alle continue lotte tra il partito repubblicano e quello dello statoder; allo spesso espellere e richiamare di esso; alla strage de’ prodi e virtuosi fratelli di Witt; alle accuse di tirannia, che si facevano allo statoder; ed agli avvenimenti del 1787 (38); sembra vedere rinnovata la storia di Siracusa, e tornano in mente le occulte mene di Dionigi, la mano a lui data dagli stranieri, i delitti e le aperte violenze di lui, per giungere alla tirannide.
Per quanto poi concerne il privato carattere di costui, possiam dire, che la sua lunga e costante amicizia con Filisto e Dione da non lieve argomento di credere che non era nè scevro di virtù, nè affatto nemico di libertà. Filisto, coltissimo ingegno, scrisse la storia d’Egitto in dodici libri; quella di Sicilia in undici; quella dello stesso Dionigi in sei, con tanta lode, che Cicerone lo chiama: Piccolo Tucidide.
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