Però può dirsi, avere egli sortito dalla natura tutte le buone e ree qualità, necessarie per afferrare il supremo potere in una repubblica, e tenerlo tanto a lungo.
CAPITOLO VIII.
I. Prime operazioni di Dionigi II. - II. Venuta di Platone in Siracusa. - II. Esilio di Dione: ritorno di Platone in Grecia: viene un’altra volta in Siracusa: ne parte - IV. Dione si apparecchia alla guerra: giunge in Sicilia: entra in Siracusa. - V. Arrivo d’Eraclide: Dionigi abbandona Siracusa. - VI. Dione si ritira in Leonzio: ritorna in Siracusa: è messo a morte: Dionigi ripiglia la tirannide.
I. - Morto appena il vecchio Dionigi, il maggiore de’ figliuoli, che avea avuti dalla Doride, che anche Dionigi avea nome, lasciato dal padre erede della tirannide, convocò l’assemblea del popolo, per esserne riconosciuto; e lo fu. Nessun principe ha mai principiato a regnare con circostanze più prospere. Un vasto dominio; un popolo già per lunga consuetudine uso alla monarchia; pace con tutte le nazioni; un esercito di centomila fanti e diecimila cavalli; un’armata di quattrocento galee; arsenali zeppi d’armi e di macchine; immensi tesori. Ognuno avrebbe presagito un governo gloriosissimo. Pure è ben difficile trovar nella storia più terribile esempio delle umane vicende.
Il vecchio Dionigi avea fatto crescere il figliuolo affatto ignaro de’ pubblici affari. Chiuso, finchè visse il padre, nell’interno del palazzo, non avea avute altre discipline, che giullerie e puerili sollazzi. Venuto al trono, fatto prima erigere al padre un magnifico sepolcro entro la rocca, per procacciarsi il pubblico favore, liberò tremila prigioni dalle carceri; e rilasciò al popolo tre anni d’imposte.
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