Consorto di Dione da prima, era stato del pari bandito. Quando la massima unione tra loro era necessaria, venne con esso in iscrezio; ed invece d’accumunar le forze contro il comune nemico, apprestò da se una piccola armata di sette galee e tre altri legni, e venne, per far da sè solo la guerra (42). Bello della persona, piacevole ne’ modi suoi, attirava di leggieri i voti della moltitudine, che mal comportava il sussieguo e ’l burbero piglio di Dione; difetto, di cui lo stesso Platone non avea potuto correggerlo, e che nocevolissimo era in un momento in cui, come con molto senno dice Plutarco, i Siracusani voleano essere governati alla popolare, anche prima d’essere ridotti a popolo.
L’essere poi venuto in quel tempo Filisto coll’armata in ajuto dei tiranno, fece che il popolo credesse aver più mestieri delle galee d’Eraclide, che de’ fanti di Dione. E però, riunitasi l’assemblea, senza farne inteso Dione, fu dato ad Eraclide il comando del mare. Sopraggiunto Dione, se ne dolse come di un gran torto che a lui si faceva, dopo avergli conferito il comando generale di tutte le forze. Tanto disse, che l’assemblea rivocò, ma di mala voglia, il decreto fatto. Chiamato poi in disparte Eraclide, fra sè e lui lo rimproverò, perchè, non per desio del bene pubblico, ma per ambizione, suscitasse sedizioni contro di lui, in un momento in cui ogni lieve spinta potea mandare in rovina la causa comune. Convocò poi egli stesso l’assemblea del popolo; conferì ad Eraclide il comando delle navi, ed indusse il popolo ad assegnare anche a lui una guardia per la sua persona.
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