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      Così finì di vivere l’anno 3o della 106 Olimpiade (354 a. C.) l’illustre Dione. Atroce caso, ma non insolito; dachè in ogni tempo coloro, che hanno dato la prima pinta alle popolari rivolte, comechè sulle prime applauditi, ne sono poi stati sempre le prime vittime. Furono tratte in prigione la sorella e la moglie dì lui, incinta com’era, che nelle carceri partorì. Rimesse poi in libertà, furono accolte da Iceta che grande amico era stato di Dione. Costui, non meno perfido dell’Ateniese, col pretesto di mandarle nel Peloponneso, le fece sommergere in mare col neonato fanciullo. Callippo ottenne la tirannide; ma ivi a tredici mesi ne fu cacciato da Ipparino fratello di Dionigi. Volle assalire Catana e Messena e ne fu respinto. Escluso da ogni altra città di Sicilia, venne a Reggio, ove fu ucciso da Leptine e Peliperconte l’anno 3o della 107 Olimpiade (350 a. C), e si disse col pugnale stesso, con cui era stato messo a morte Dione.
      In que’ disturbi venne fatto ad Ipparino rendersi padrone della fortezza; ma la sua autorità era mal conosciuta in città. Tutto era disordine allora, non che in Siracusa, in ogni città di Sicilia. Gli amici di Dione e i buoni cittadini scrissero a Platone per proporre loro una forma di governo. Il filosofo propose tre re, e volea che fossero Dionigi, Ipparino suo fratello e Ipparino figliuolo di Dione, ignorando d’essere morto; un senato; un’assemblea del popolo; e un magistrato di trentacinque cittadini per vegliare all’osservanza delle leggi e presedere ai giudizî criminali, dai quali erano esclusi i re.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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