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      Ciò non ebbe e forse non potea aver luogo.
      Dopo la morte d’Ipparino, un Niseo ebbe la tirannide, sotto il cui governo i disordini crebbero a segno, che i più distinti cittadini abbandonarono la città e vennero ad unirsi ad Iceta, che reggea Leonzio. Siracusa era divenuta tanto debole, che Dionigi venne a cacciare Niseo e riprendere senza ostacolo la tirannide l’anno 3o dell’Olimpiade 108 (346 a. C.).
      CAPITOLO IX.
      I. Stato della Sicilia. - II. Timoleonte muove da Corinto: giunge a Tauromenio: pericolo da lui corso in Adrano. - III. Resa di Dionigi: presa di Acradina: fuga dei Cartaginesi: Iceta cacciato da Siracusa, che vien ripopolata. - IV. Cartagine gli muove guerra. - V. Segnalata vittoria di Timoleonte al Crimiso: prende e mette a morte Iceta: estermina tutti gli altri tiranni. - VI. Sua condotta e morte.
      I. - Siracusa era caduta in quella spossatezza, che sempre tien dietro alle grandi perturbazioni degli stati. Nè in miglior condizione erano le altre città. Piccoli tiranni erano surti da per tutto e faceano a gara per opprimere i popoli. Le campagne erano infestate da guerrieri, che aveano combattuto per le diverse fazioni, ed ora viveano di rapina. Cartagine, che fin’allora era stata spettatrice degli sconcerti di Sicilia, usando l’occasione, avea spedito grandi forze per sottomettere l’isola tutta. La potenza di Siracusa, ch’era stata dicco insuperabile alle armi cartaginesi era quasi del tutto caduta. Dionigi, invece di correggersi per le sciagure; era divenuto più rotto nelle passioni, più sfrenato nei costumi; tanto che i più illustri cittadini aveano in grandissimo numero abbandonata Siracusa, per non soggiacere al durissimo governo di lui.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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