Molti tapinavano in Grecia; molti erano venuti a fermarsi sulle sponde dell’Adriatico, e vi aveano edificata Ancona; molti erano iti ad unirsi ad Iceta, cui era venuto fatto usurpare la tirannide di Leonzio: non perchè costui fosse meno malvagio degli altri tiranni; ma per aver comune con essi l’odio verso Dionigi. Inabili costoro a cacciare una seconda volta il tiranno, spedirono alcuni de’ loro a chiedere soccorso a Corinto.
Iceta, comechè secretamente si fosse accordato co’ Cartaginesi di ajutarli nell’acquisto dell’isola e di averne in merito la tirannide di Siracusa, pure fece le viste d’approvare altamente il pensiere; ed unì i suoi a’ messi siracusani. Sperava egli, che, mentre la Grecia tutta era minacciata dall’ambizione di Filippo e sconvolta dalle sue mene, Corinto non a avrebbe impreso una spedizione difficile e lontana. Ma i Corintî, e per la comunanza del sangue co’ Siracusani, e per l’odio della tirannide, e per la pace che allora godeano, promisero il chiesto soccorso.
Mentre nell’assemblea di Corinto tutti erano sospesi per la scelta del generale, un uomo del volgo nominò Timoleonte, e quella voce riscosse il plauso universale. Se tutti i Corintî erano nemici de’ tiranni, n’era costui nimicissimo; a segno che avea consentito che sotto gli occhi suoi fosse stato messo a morte Timofane suo fratello cui altra volta avea salvata la vita in una battaglia, perchè avea usurpata la tirannide, e non s’era mai lasciato persuadere a lasciarla alla buona. Da quel fatto riportò grandi applausi da alcuni, grande vitupero da altri.
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