Però volea darsi la morte. Distoltone dagli amici, si era ritirato in una sua villa, ove menava, da vent’anni, nella solitudine i giorni suoi, senza tramettersi nelle pubbliche faccende.
II. - Mentre i Corintî apprestavano la spedizione, Iceta, per distornarli, scrisse loro essere inutile l’armamento; perchè, per lo ritardo del loro soccorso, egli avea conchiusa lega co’ Cartaginesi i quali guardavano il mare, per vietare il passo alle loro navi. Tal messaggio, col far conoscere il tradimento di costui, invece di far sospendere, affrettò la spedizione. Timoleonte mosse l’anno 4o dell’Olimpiade 108 (345 a. C.) con sette navi di Corinto, due di Corcira ed una di Leucade. La sua partenza fu preceduta od accompagnata da quei portenti, che facilmente s’inventano, e si credono anche più facilmente quando secondano le passioni del volgo. Le sacerdotesse di Cerere e Proserpina dissero aver visto le Dee prepararsi ad un viaggio, e dire dover esse navigare con Timoleonte; però la prima delle galee fu ad esse intitolata e nominata da esse. Andato Timoleonte a sacrificare nel tempio di Delfo e consultare l’oracolo, una benda trapunta di corone e di vittorie ch’era sospesa in voto alla volta, cadde e venne a cincergli la fronte. Nel mettersi in mare, una fiaccola luminosa fu vista calare dal cielo, essere di scorta ai naviganti, e venirsi a fermare in quel lido d’Italia, in cui i nocchieri aveano divisato di approdare.
In Sicilia intanto le imprese de’ Cartaginesi e d’Iceta prosperavano senza portenti.
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