Sgombra affatto Siracusa da’ nemici, Timoleonte, memore d’essersi apposto a delitto a Dione il non aver demolita la cittadella edificata dal vecchio Dionigi, malgrado la debolezza e la straordinaria magnificenza della mole, la fece ai cittadini spianare. Nella gran piazza che restò, fece edificare la curia; perchè la giustizia e le leggi, sostegno della libertà del cittadino avessero sede in quel sito stesso, in cui stata era la tirannide, che l’avea oppresse.
Ma Siracusa avea mestieri di ben’altro soccorso. Era quella città dopo tante perturbazioni divenuta così spopolata, che nella gran piazza era cresciuta tale quantità di cespi ed erba tanto folta, che vi si menavano a pascere i cavalli e gli armentieri vi si sdrajavano. Le altre parti della stessa erano tanto deserte che Plutarco usa la poetica espressione che erano divenute covili di cignali, di cervi e d’altro salvaggiume; intantochè i Siracusani cacciavano ne’ sobborghi e intorno alle mura stesse (45). E coloro che abitavano nei sobborghi e negli isolati, non volevano più tramettersi ne’ pubblici affari ed aveano preso in odio le pubbliche adunanze, onde emersi erano per lo più i tiranni.
Per ripopolare la città, Timoleonte fece ai Siracusani scrivere lettere a Corinto per avere nuovi coloni. I Corintî mandarono tali lettere, non che in tutte le città di Grecia, ov’erano spettacoli ed altri concorsi, ma fino in Asia, ove sapeano d’essersi ritratti molti dagli esuli Siciliani, facendo da per tutto pubblicare a suon di tromba, che i Corintî dopo aver abolita la tirannide di Siracusa invitavano tutti i Siracusani ed ogni Siciliano a rimpatriare.
| |
Siracusa Timoleonte Dione Dionigi Siracusa Plutarco Siracusani Timoleonte Siracusani Corinto Corintî Grecia Asia Siciliani Corintî Siracusa Siracusani Siciliano
|