Condotto nel teatro, i Messenesi, flagellatolo prima, l’uccisero, e vollero che presenti vi fossero i ragazzi per imparare come si puniscano i tiranni. Mamerco volontariamente s’arrese, a patto d’essere giudicato dai Siracusani, senza che Timoleonte l’accusasse. Scrittore di poemi e di tragedie com’era, avea composta un’aringa, colla quale sperava molcire gli animi de’ Siracusani; ma, cominciato appena il discorso, il popolo ad alte grida gli ruppe le parole. Disperato, corse furioso a dar del capo negli scalini del teatro per morire. Non morì, come volea; morì, come non volea.
Restava ad estirpare un racimolo di tirannide. Stanziavano in Etna i Campani, gente feroce e sleale, usa a servire i tiranni, pronta a vendersi a chi lo volesse divenire. Espugnata la città, Timoleonte ne li cacciò e li disperse. Nicodemo tiranno di Centuripe, ed Apolloniade d’Agira lasciarono le città e la tirannide, quello di forza, questo di queto. Gli Agirini ebbero la cittadinanza di Siracusa.
VI. - Spenti del tutto i tiranni, volle Timoleonte che tutte le città siciliane si stringessero in lega generale. Spedì un araldo per tutte le città della Grecia a bandire che il senato e ’l popolo di Siracusa offrivano case e terre a chiunque volesse venire in Sicilia. I Greci v’accorsero in folla come per venire al possedimento di una nuova eredità. Quarantamila ne vennero in Siracusa; diecimila in Agira; Magello e Feristo da Elea nuova colonia recarono ad Agrigento, ed un’altra a Gela Gorgo da Ceo; Camarina altronde crebbe, i Leontini vennero a stanziare a Siracusa.
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