Lo seguiva innumerevole tratta di gente d’ogni età e d’ambi i sessi. Aveano tutti in dosso candide vesti, e coronati erano tutti, come se assistessero ad una festa solenne. Ma il contegno di tutti non era festivo. Non per consuetudine o per disposizione premeditata, ma per vero sentimento gli ululati e le lagrime di tutti interrompevano gli encomî che chiamavan beato. Deposto il feretro sopra la pira, Demetrio il banditore a ciò destinato per avere voce più sonora degli altri, pubblicò il decreto fatto, ed era questo: «Il popolo siracusano seppellisce colla spesa di dugento mine questo Timoleonte di Timodemo da Corinto: e vuole in oltre che perpetuamente venga onorato con gare musicali, equestri e ginniche, per avere egli abbattuti i tiranni, debellati i barbari, ripopolate le più grandi di quelle città, ch’erano state devastate, e stabilite ottime leggi ai Siciliani.» Erettogli poi nella piazza il monumento, vi si fabbricarono intorno portici ed un ginnasio per esercitarvisi la gioventù; e quel luogo fu detto: Scuola timoleontea.
CAPITOLO X.
I. Prime azioni d’Agatocle. - II. Usurpa la tirannide. - III. Lega contro di lui: pace. - IV. Guerra co’ Cartaginesi: battaglia sull’Ecnomo. - V. Agatocle porta la guerra in Affrica: modo di prepararvisi. - VI. Sue vittorie. - VII. Disfatta de’ Cartaginesi in Siracusa. - VIII. Stato della guerra in Affrica. - IX. Agatocle viene in Sicilia: ritorna in Affrica: ne fugge. - X. Nuove imprese: sua morte.
I. - Comechè Timoleonte avesse in tutte le città di Sicilia ristabilito le repubbliche, il rispetto e l’amore de’ popoli per lui non diede luogo a’ mali che sogliono accompagnare tali governi.
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